Gli investimenti per la protezione dell'ambiente dell'industria italiana rappresentano il 3,8 per cento del totale degli investimenti lordi fissi realizzati e sono particolarmente scarsi nel settore rifiuti. |
Lo sottolinea l'Istat che, nel suo rapporto "Gli investimenti per la protezione dell'ambiente delle Imprese Industriali", rileva come nel 2008 la spesa complessiva per investimenti ambientali delle imprese dell'industria in senso stretto sia risultata pari a 1.853 milioni di euro, di cui 1.464 milioni per gli investimenti in impianti ed attrezzature di tipo end-of-pipe e 389 milioni di euro per quelli in impianti ed attrezzature a tecnologia integrata. Inoltre, gli investimenti per la protezione dell'ambiente per addetto sono risultati, in media, pari a 407 euro. Anche nel 2008. osserva l'Istat, gli investimenti end-of-pipe continuano a rappresentare la componente più rilevante degli investimenti per la protezione dell'ambiente, con un'incidenza del 79 per cento sul totale, a fronte di un 21 per cento relativo agli investimenti integrati, costituiti da investimenti ambientali collegati a tecnologie più avanzate. Il quadro statistico del 2008 conferma che le imprese industriali realizzano prevalentemente investimenti atti a rimuovere l'inquinamento dopo che questo è stato prodotto, piuttosto che integrare i propri impianti con tecnologie più "pulite", che contribuiscono a rimuovere alla fonte l'inquinamento generato dal processo produttivo. La spesa ambientale è poi concentrata (43,1 per cento) in interventi di protezione e recupero del suolo, protezione delle acque di falda, abbattimento del rumore, protezione delle radiazioni. Gli investimenti per la protezione del clima e la qualità dell' aria rappresentano invece il 24 per cento del totale, mentre l' Istat registra una bassa incidenza per la realizzazione di impianti e attrezzature per la gestione dei rifiuti (13 per cento). |
Eco investimenti
Investimenti nell'energia rinnovabile
lunedì 16 gennaio 2012
Istat:nell'industria gli eco-investimenti sono il 3,8% del totale, scarsi nel settore rifiuti
sabato 20 agosto 2011
La ritirata delle industrie estere: persi 4mila posti
Il 51% delle imprese estere che hanno investito in Italia ha la sede principale in Lombardia mentre il 35% delle imprese lombarde, la percentuale più alta in Italia, ha delle partecipazioni in iniziative economiche straniere.
Il legame tra impresa lombarda, e bergamasca insieme, e quella internazionale, forte e consolidato nei decenni, oggi rischia però di essere messo a repentaglio dalla mancanza di un piano economico nazionale di attrattività, in grado di richiamare seri investimenti esteri nel Paese.
Bergamo con la valigia
L'allarme è stato lanciato ieri a Milano da Confindustria Lombardia alla presentazione dei dati sugli investimenti greenfield, nuovi progetti di sviluppo realizzati nel 2010 da multinazionali estere in Lombardia e da imprenditori lombardi nel mondo.
Dai dati emerge che la Bergamasca ha un grado di multinazionalizzazione attiva, fatta dagli imprenditori bergamaschi che vanno all'estero a investire, superiore alla media regionale, che è 40,9%. Bergamo è al 44,1% e le imprese bergamasche hanno quasi un dipendente all'estero ogni due interni. Proprio per numero di dipendenti delle partecipate estere, oltre 66 mila, Bergamo prevale sule province lombarde, subito dopo Milano, mentre Brescia ci supera per numero e fatturato delle imprese partecipate.
Investimenti stranieri in calo
Le aziende bergamasche che hanno deciso di investire all'estero sono aumentate del 12,5% negli ultimi 5 anni, mantenendo il terzo posto in Lombardia dopo Milano e Brescia. «Con la crisi economica le imprese lombarde non si sono fermate», ha detto Marco Mutinelli, relatore della ricerca: «Hanno reagito cercando all'estero il modo per continuare a crescere».
La maggioranza delle nostre partecipazioni estere si concentra nel manifatturiero e nel commerciale ad esso legato. Viceversa per gli investimenti delle multinazionali nella Bergamasca ci collochiamo al terzo posto in regione con 172 imprese partecipate da capitali esteri, in maggioranza tedeschi, ma saliamo al secondo, sopra Monza e Brescia, se si fa riferimento al solo comparto manifatturiero.
Mentre però gli investimenti all'estero dei lombardi (per l'83% si tratta di Pmi), continuano a crescere (più 2,8%), gli investimenti stranieri nella nostra regione calano del 5,3% confermando il trend degli ultimi anni. A Bergamo il dato più rilevante è il calo del personale (meno 20%, pari a 4 mila addetti in meno) nel manifatturiero a partecipazione straniera a fronte di un aumento nel commerciale e servizi (in tutto 600 addetti in più).
Le indicazioni di Barcella«Le multinazionali straniere contribuiscono per il 7% circa al Pil nazionale», ha detto Giuseppe Recchi, del comitato investitori esteri Confindustria: «Riuscire a far venire investitori in Italia ha un peso in denaro pari quasi ad una manovra economica. Se l'Italia dorme, se continua cioè a non creare una strategia Paese a lungo termine occupandosi di gestire solo problematiche locali, saremo presto marginali nell'economia globale».
I dati europei sembrano dargli ragione. Tra il 2005 e il 2010 infatti, a fronte di 344 nuovi progetti d'investimento in Lombardia, l'Île-de-France ne conta 1.147 e il South East (Inghilterra) 2.243. «Siamo ancora troppo legati a concetti vecchi di Stato», ha detto Alberto Barcella, presidente di Confindustria Lombardia: «Mi preoccupano rivalutazioni di visioni stataliste. Serve che il Governo maturi una visione economica globale. Togliere burocrazia, fare una riforma fiscale e della giustizia, per avere maggior certezza sui tempi e sentenze nei processi, sono l'unico modo per tornare ad attrarre investimenti stranieri».
Fonte
Il legame tra impresa lombarda, e bergamasca insieme, e quella internazionale, forte e consolidato nei decenni, oggi rischia però di essere messo a repentaglio dalla mancanza di un piano economico nazionale di attrattività, in grado di richiamare seri investimenti esteri nel Paese.
Bergamo con la valigia
L'allarme è stato lanciato ieri a Milano da Confindustria Lombardia alla presentazione dei dati sugli investimenti greenfield, nuovi progetti di sviluppo realizzati nel 2010 da multinazionali estere in Lombardia e da imprenditori lombardi nel mondo.
Dai dati emerge che la Bergamasca ha un grado di multinazionalizzazione attiva, fatta dagli imprenditori bergamaschi che vanno all'estero a investire, superiore alla media regionale, che è 40,9%. Bergamo è al 44,1% e le imprese bergamasche hanno quasi un dipendente all'estero ogni due interni. Proprio per numero di dipendenti delle partecipate estere, oltre 66 mila, Bergamo prevale sule province lombarde, subito dopo Milano, mentre Brescia ci supera per numero e fatturato delle imprese partecipate.
Investimenti stranieri in calo
Le aziende bergamasche che hanno deciso di investire all'estero sono aumentate del 12,5% negli ultimi 5 anni, mantenendo il terzo posto in Lombardia dopo Milano e Brescia. «Con la crisi economica le imprese lombarde non si sono fermate», ha detto Marco Mutinelli, relatore della ricerca: «Hanno reagito cercando all'estero il modo per continuare a crescere».
La maggioranza delle nostre partecipazioni estere si concentra nel manifatturiero e nel commerciale ad esso legato. Viceversa per gli investimenti delle multinazionali nella Bergamasca ci collochiamo al terzo posto in regione con 172 imprese partecipate da capitali esteri, in maggioranza tedeschi, ma saliamo al secondo, sopra Monza e Brescia, se si fa riferimento al solo comparto manifatturiero.
Mentre però gli investimenti all'estero dei lombardi (per l'83% si tratta di Pmi), continuano a crescere (più 2,8%), gli investimenti stranieri nella nostra regione calano del 5,3% confermando il trend degli ultimi anni. A Bergamo il dato più rilevante è il calo del personale (meno 20%, pari a 4 mila addetti in meno) nel manifatturiero a partecipazione straniera a fronte di un aumento nel commerciale e servizi (in tutto 600 addetti in più).
Le indicazioni di Barcella«Le multinazionali straniere contribuiscono per il 7% circa al Pil nazionale», ha detto Giuseppe Recchi, del comitato investitori esteri Confindustria: «Riuscire a far venire investitori in Italia ha un peso in denaro pari quasi ad una manovra economica. Se l'Italia dorme, se continua cioè a non creare una strategia Paese a lungo termine occupandosi di gestire solo problematiche locali, saremo presto marginali nell'economia globale».
I dati europei sembrano dargli ragione. Tra il 2005 e il 2010 infatti, a fronte di 344 nuovi progetti d'investimento in Lombardia, l'Île-de-France ne conta 1.147 e il South East (Inghilterra) 2.243. «Siamo ancora troppo legati a concetti vecchi di Stato», ha detto Alberto Barcella, presidente di Confindustria Lombardia: «Mi preoccupano rivalutazioni di visioni stataliste. Serve che il Governo maturi una visione economica globale. Togliere burocrazia, fare una riforma fiscale e della giustizia, per avere maggior certezza sui tempi e sentenze nei processi, sono l'unico modo per tornare ad attrarre investimenti stranieri».
Fonte
giovedì 21 luglio 2011
ENERGIA, NEL 2010 RECORD MONDIALE DI INVESTIMENTI "GREEN"
Roma - Secondo un rapporto Onu lo scorso anno sono stati stanziati oltre 211 miliardi di dollari, in crescita del 32 per cento rispetto al 2009. Per la prima volta le nazioni in via di sviluppo superano quelle “ricche”
Roma - È record per gli investimenti mondiali nell’energia “pulita” nel 2010. Con una crescita del 32 per cento lo scorso anno il livello di risorse investite ha raggiunto i 211 miliardi di dollari secondo uno studio dell’Onu dal titolo “The Global Trends in Renewable Energy Investment”. I maggiori driver di crescita sono stati gli impianti eolici in Cina e pannelli solari in Europa. Inoltre, per la prima volta i paesi in via di sviluppo hanno superato in termini di investimento le nazioni ricche: 72 miliardi di dollari contro 70. “La continua crescita di questo settore della green economy non sta accadendo per caso”, ha detto Achim Steiner direttore esecutivo del programma ambientale dell’Onu secondo quanto riporta il sito on line della Bbc. Sul piano delle cifre, la Cina ha speso lo scorso anno 48,9 miliardi dollari il 28 per cento in più 2009 risultando prima in assoluto.
A livello geografico, tra i paesi in via di sviluppo, Sud e Centro America hanno incrementato del 39 per cento gli investimenti (a 13,1 miliardi di dollari), Medio Oriente e Africa +104 per cento (5 miliardi) e India +25 per cento (3,8 miliardi di dollari). L’aumento, secondo la relazione Onu, non è stata uniforme in tutti i settori. Un calo del 22 per cento si è registrato sugli investimenti in progetti su larga scala come i parchi eolici soprattutto in Europa dove gli stanziamenti sono scesi di 35 miliardi di dollari. Mentre altri progetti su piccola scala come i pannelli fotovoltaici hanno registrato un vero e proprio boom soprattutto in Germania dove gli investimenti sono cresciuti del 132 per cento raggiungendo i 34 miliardi di dollari rispetto al 2009. Scende anche il costo del megawatt prodotto: rispetto al 2008 il costo del MW prodotto è sceso del 60 per cento.
mercoledì 13 luglio 2011
La Francia finanzia eco-investimenti in Kenya
Per il comparto produttivo keniota la parola d’ordine diviene efficienza energetica. Una nuova tranche di finanziamenti aiuterà il comparto a raggiungere la meta
(Rinnovabili.it) – Nuovo accordo tra produttori energetici kenioti e la Francia; la rinnovata intesa permetterà agli imprenditori di accedere a nuovi finanziamenti con cui sovvenzionare i loro investimenti in progetti di efficienza energetica e fonti rinnovabili. L’accordo siglato tra la Kenya Association of Manufacturers (KAM) e l’Agence Française de Développement(AFD) vale circa 3,8 milioni di dollari e rientra nell’ambito del Regional Technical Assistance Program (RTAP) come una delle linee di credito a favore dell’ambiente estese da AFD alle banche locali in Kenya, Uganda e Tanzania.
Per i prossimi due anni KAM fornirà assistenza e consulenza tecnica agli investitori, mentre i finanziamenti saranno erogati a tassi scontati attraverso la CFC Stanbic bank o la Co-operative bank e serviranno alle società – secondo le previsioni della Kenya Energy Regulatory Commission – a risparmiare almeno il 30% del loro consumo energetico. Un fattore importante soprattutto alla luce dell’aumento del 15% dei costi energetici per i produttori registrato da gennaio 2011. A quanto riporta l’Associazione i propri membri hanno già iniziato a utilizzare modelli di risparmio energetico riducendo la loro domanda di 150 MW. “Siamo riusciti a concludere con successo gli audit energetici per 100 imprese e abbiamo saputo che coloro che hanno attuato le misure di efficienza energetica sono riusciti ad ammortizzare i loro investimenti in un anno”, ha commentato Sylvester Makaka, consulente energetico a KAM.
Per i prossimi due anni KAM fornirà assistenza e consulenza tecnica agli investitori, mentre i finanziamenti saranno erogati a tassi scontati attraverso la CFC Stanbic bank o la Co-operative bank e serviranno alle società – secondo le previsioni della Kenya Energy Regulatory Commission – a risparmiare almeno il 30% del loro consumo energetico. Un fattore importante soprattutto alla luce dell’aumento del 15% dei costi energetici per i produttori registrato da gennaio 2011. A quanto riporta l’Associazione i propri membri hanno già iniziato a utilizzare modelli di risparmio energetico riducendo la loro domanda di 150 MW. “Siamo riusciti a concludere con successo gli audit energetici per 100 imprese e abbiamo saputo che coloro che hanno attuato le misure di efficienza energetica sono riusciti ad ammortizzare i loro investimenti in un anno”, ha commentato Sylvester Makaka, consulente energetico a KAM.
domenica 19 giugno 2011
Istat: nell'industria gli eco-investimenti sono il 3,8% del totale, scarsi nel settore rifiuti
Lo sottolinea l'Istat che, nel suo rapporto "Gli investimenti per la protezione dell'ambiente delle Imprese Industriali", rileva come nel 2008 la spesa complessiva per investimenti ambientali delle imprese dell'industria in senso stretto sia risultata pari a 1.853 milioni di euro, di cui 1.464 milioni per gli investimenti in impianti ed attrezzature di tipo end-of-pipe e 389 milioni di euro per quelli in impianti ed attrezzature a tecnologia integrata. Inoltre, gli investimenti per la protezione dell'ambiente per addetto sono risultati, in media, pari a 407 euro. Anche nel 2008. osserva l'Istat, gli investimenti end-of-pipe continuano a rappresentare la componente più rilevante degli investimenti per la protezione dell'ambiente, con un'incidenza del 79 per cento sul totale, a fronte di un 21 per cento relativo agli investimenti integrati, costituiti da investimenti ambientali collegati a tecnologie più avanzate. Il quadro statistico del 2008 conferma che le imprese industriali realizzano prevalentemente investimenti atti a rimuovere l'inquinamento dopo che questo è stato prodotto, piuttosto che integrare i propri impianti con tecnologie più "pulite", che contribuiscono a rimuovere alla fonte l'inquinamento generato dal processo produttivo. La spesa ambientale è poi concentrata (43,1 per cento) in interventi di protezione e recupero del suolo, protezione delle acque di falda, abbattimento del rumore, protezione delle radiazioni. Gli investimenti per la protezione del clima e la qualità dell' aria rappresentano invece il 24 per cento del totale, mentre l' Istat registra una bassa incidenza per la realizzazione di impianti e attrezzature per la gestione dei rifiuti (13 per cento). |
Crescono gli investimenti nelle eco energie
Come proprio nelle ultime ore daBloomberg News, il gruppo Ernst & Young qualche tempo fa avrebbe condotto uno studio dal quale sarebbe emersa la convinzione che, già a partire dal prossimo 2011, gli investimenti in tecnologie pulite da sfruttare soprattutto nel comparto delle auto elettriche, subiranno una consistente accelerazione in grado di supportare lo sviluppo complessivo delle energie rinnovabili su fronte internazionale.
La notizia sembra dare, quindi, ottimi margini di movimento a tutte le aziende che operano nel settore, in quanto in base a quanto stabilito dalla Ernst e Young, oltre che per mano di aziende private e di privati cittadini, l’accelerazione degli investimenti eco-energetici verrà alimentato anche e soprattutto grazie ad investimenti messi in opera da alcuni leader pubblici , ed in particolare da Cina e Regno Unito.
Le rinnovabili sembrano divenire, quindi, una vera e propri fonte di guadagno costante, difatti sono numerosi anche gli investimenti supportati da Paesi emergenti come il Brasile, che continuano a puntare su un’economia a basso livello di inquinamento.
Un’ottima notizia che rincuora non poco cittadini e ambientalisti di tutto il mondo, difatti come sottolineato dalla Ernst & Young, il vero punto di svolta si avrà soprattutto grazie ai continui investimenti governativi in ambito delle tecnologie pulite, asserendo però al contempo che anche a livello imprenditoriale c’è un’accelerazione delle attività di investimento e di acquisizione delle medesime conoscenze in ambito eco-energetico.
In ogni caso, però, la società non ha voluto annunciare alcuna previsione rispetto ai numeri effettivi che si potrebbero registrare nei prossimi anni.
domenica 24 aprile 2011
Energie rinnovabili: l’italiana Enel Green Power investe 6,4 miliardi di euro
Grandi novità per le energie rinnovabili italiane. Enel Green Power, uno dei principali operatori internazionali nel settore delle eco-energie, ha infatti annunciato di voler investire oltre 6,4 miliardi di euro entro il 2015, al fine di sviluppare impianti in grado di generare energia elettrica da fonti pulite quali l’eolico, il solare e altri elementi rinnovabili. A dichiararlo, è stato lo stesso amministratore delegato.
I manager della compagnia hanno già precisato che buona parte dei maxi investimenti previsti serviranno a sviluppare un impianto di produzione dipannelli solari nella provincia di Catania, dove la società intende pertanto concentrare sforzi piuttosto significativi. Oltre agli investimenti italiani, Enel Green Power n on ha ovviamente perso di vista gli impieghi e l’espansione internazionale, con obiettivi territoriali parzialmente miranti all’Europa e al Nord e Sud America.
I manager della compagnia hanno già precisato che buona parte dei maxi investimenti previsti serviranno a sviluppare un impianto di produzione dipannelli solari nella provincia di Catania, dove la società intende pertanto concentrare sforzi piuttosto significativi. Oltre agli investimenti italiani, Enel Green Power n on ha ovviamente perso di vista gli impieghi e l’espansione internazionale, con obiettivi territoriali parzialmente miranti all’Europa e al Nord e Sud America.
Tornando a parlare del progetto catanese, Enel Green Power ha invece affermato che la sola prima fase del piano di realizzazione dell’impianto avrà un costo approssimativo di circa 300 milioni di euro, mentre le successive fasi di espansione dell’unità impatteranno sul progetto per un totale di altri 500 milioni di euro.
La compagnia ha infine ribadito l’intenzione di espandersi in maniera particolarmente insistente in alcuni mercati ben individuati, quali Spagna, Francia, Grecia, Turchia e Romania.
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